Cenni Storici

Ambivere (Ambìer in bergamasco) è un comune italiano di 2.333 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. 

E' un centro industriale situato allo sbocco della Valle San Martino, nell'ampia pianura solcata dal Brembo (la frazione di Cerchiera è a Nord-Ovest, al Centro della valle). L'abitato - che si trova a 261 m s.l.m. - sorge sulla sponda destra del torrente Dordo, alle pendici orientali del Monte Canto che misura un'altezza massima di 710 metri. Il Comune si trova circa 10 chilometri a ovest del Capoluogo. Le frazioni di Teggia, Genestaro, Cerchiera e Somasca sono a Nord Ovest del Centro del Paese.
Sull'origine di Ambivere si hanno due versioni: la prima fa risalire il nome ad origini bergamasche secondo le quali Ambivere è la modificazione dialettale di "bevere", plurale di "bevera" il cui significato è "piccolo ruscello"; la seconda, invece, sostiene che il nome di Ambivere è di origine celtica in quanto si hanno riscontri che già in tempi remoti vi erano Ambivareti provenienti dalla Loira e Ambivariti provenienti dalla Gallia Belgica. A riguardo va tenuto presente che nell'Italia settentrionale si sono avute diverse invasioni, in più periodi, ad opera di diversi gruppi barbarici.

Recenti ritrovamenti testimoniano la presenza di primordiali insediamenti umani già dall’epoca preistorica, anche se i primi nuclei abitativi furono opera dei Galli, presenti con tribù sparse sul territorio già nel III secolo a.C. A questa popolazione si deve l’origine del toponimo, che prenderebbe appunto il nome da alcune tribù dette Ambivareti che, provenienti dalla Loira francese, si stanziarono in queste zone. Tuttavia la prima vera opera di urbanizzazione fu opera dei Romani, i quali sfruttarono la posizione strategica del paese, posto nei pressi di un’importante strada militare che collegava Bergamo a Como, parte terminale di quella che univa il Friuli con le regioni retiche. Il territorio era inserito in un’area militarmente turbolenta ed allo stesso tempo di vitale importanza per Roma in quanto crocevia militare e commerciale verso l’Europa. Roma vi istituì diversi presidi militari la cui presenza è testimoniata non solo dal permanere in alcune località vicine del toponimo castra ma anche dal ritrovamento di molti reperti archeologici, diffusi fra l'altro anche in altre zone della bergamasca provando così la funzione strategica di questo territorio.

La presenza militare romana inevitabilmente indusse attorno a sé l’aggregazione di comunità indigene e allogene. Successivamente fu soggetto alla dominazione dei Longobardi, i quali inserirono la zona nel ducato di Bergamo. Spesso il borgo veniva identificato con il nome di Lemine, toponimo indicante una zona delimitata ad oriente dalla sponda occidentale del Brembo, a settentrione dall’attuale Val Taleggio ad occidente da una linea arretrata della sponda orientale dell’Adda e a meridione dal territorio di Brembate. I primi documenti scritti che attestano l’esistenza di Ambivere risalgono invece all’anno 923, in piena epoca medievale. I secoli di questo periodo furono abbastanza problematici per il borgo, che si trovò al centro di numerose dispute tra guelfi e ghibellini. A tal riguardo venne fatto erigere un impianto difensivo comprendente un castello e numerosi torri.

Dopo numerose battaglie il potere finì ai Visconti di Milano che decisero l’abbattimento del castello e la distruzione di ogni costruzione adibita a funzioni belliche. Tuttavia perché nel paese ritorni la tranquillità bisogna aspettare l’arrivo della Repubblica di Venezia che, nel corso del XV secolo, pose fine alle ostilità. Da allora gli eventi hanno interessato solo marginalmente il Comune di Ambivere, che ha visto susseguirsi la dominazione francese prima, quella austriaca poi, per essere infine incluso nel Regno d'Italia nel 1859.

Stemma

Il Comune ha come propri simboli lo stemma e il gonfalone concessi con D.P.R. del 12 giugno 1969.

Blasonatura stemma: « D'azzurro, alla muraglia d'argento movente dai fianchi e dalla punta dello scudo, sostenente una torre dello stesso, merlata di cinque alla guelfa, chiusa murata e finestrata di cinque di nero (tre finestre ordinate in fascia sopra la porta e due ai lati) sormontata da un'aquila pure di nero dal volo spiegato. Ornamenti esteriori da Comune. » (D.P.R. del 12 giugno 1969).

Blasonatura gonfalone: « Drappo partito di bianco e di azzurro... » (D.P.R. del 12 giugno 1969)

È inoltre presente la chiesa parrocchiale, dedicata a San Zenone. Edificata nel corso del XX secolo in luogo di un altro edificio sacro, custodisce opere di buon pregio. Secondo quanto riportato da Pagnoni, la chiesa di San Zenone di Ambivere fu canonicamente eretta parrocchiale per concessione del cardinale Pietro Riario, commendatario del monastero di San Giacomo di Pontida, con decreto del 25 gennaio 1473 (Pagnoni 1992). La chiesa di Ambivere risultava essere una delle sei parrocchie che si formarono nel territorio soggetto "in spiritualibus" al monastero di San Giacomo (insieme a Pontida, Endenna, Burligo, Palazzago, Somendenna)ma che, pur costituendo una specie di diocesi "sui generis", apparteneva al territorio della diocesi di Bergamo. Tale situazione di sottomissione della parrocchia di San Zenone agli abati di Pontida si protrarrà, con conflitti e complicazioni canonico-giuridiche, fino alla soppressione del monastero nel 1798, tant’è che Ambivere risulterà sempre annotata nelle visite che gli abati di Pontida faranno regolarmente alle parrocchie del priorato (Lunardon-Spinelli 1976). In occasione della visita apostolica dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo nel 1575, la chiesa di Ambivere compariva infatti legata alla matrice di Pontida poiché era registrata come cappella curata, membro della chiesa parrocchiale suddetta. Il Borromeo la visitò il 7 ottobre e vi annotò che la cura d’anime era affidata ai monaci benedettini del monastero di San Giacomo di Pontida e che un curato mercenario era preposto a quei parrocchiani, di cui 150 erano comunicati. Erano presenti, oltre alla confraternita del Santissimo Sacramento, anche altre chiese: quella di Sant’Alessandro e di Santa Maria del Castello.

In seguito all’istituzione dei vicariati foranei nella diocesi, decretata dal vescovo Cornaro nel II sinodo diocesano del 1568, in ottemperanza alle risoluzioni del primo concilio provinciale milanese del 1565, e poi ulteriormente rivisitata nel 1574 (Acta synodalia bergomensis ecclesiae), la parrocchia di Ambivere risultava appartenere ancora alla circoscrizione del priorato di Pontida. Come tale, figurerà anche nei secoli successivi, in alternanza a periodi in cui comparirà, come "nullius plebis" o sottoposta alla vicaria di Terno.

                        San Zenone


Nella visita pastorale del vescovo Barbarigo la parrocchia di San Zenone era attestata ancora come giuspatronato dei benedettini di Pontida. Due erano i sacerdoti assegnati alla parrocchia e due le confraternite presenti: la scuola del Santissimo Sacramento e quella della dottrina cristiana (Montanari 1997). Nel 1667 la chiesa parrocchiale di Ambivere, "nullius plebis" ma mercenaria del monastero di San Giacomo in Pontida, aveva tre altari e vi erano erette le confraternite del Santissimo Sacramento e del Rosario. Gli oratori compresi nei confini della parrocchia erano la Madonna del Castello e Sant’Alessandro nella contrada di Prezzate. Il clero della parrocchia era composto, oltre che dal parroco, da altri tre sacerdoti. I parrocchiani in tutto erano 380, di cui ammessi a comunione 250 (Marenzi 1666-1667). Nella serie degli Stati del clero della diocesi, a partire dal 1734, la parrocchia di Ambivere risultava inserita nella vicaria di Mapello, a capo della quale, già nel 1784, c’era il parroco di Brembate Sopra. Negli stati del clero del 1736 la parrocchia di Ambivere registrava un aumento demografico, infatti i parrocchiani computati erano 461, di cui da comunione 310 (Stati del clero 1734-1822).

Nella relazione del parroco mercenario di Ambivere in occasione della visita pastorale del vescovo Dolfin, avvenuta il 20 aprile 1781, la chiesa parrocchiale era ricordata con tre altari. All’altare maggiore era eretta la scuola del Santissimo Sacramento, al secondo quella del Rosario e al terzo quella del Santissimo Nome di Gesù. Il clero era composto, dal parroco, da altri tre sacerdoti cappellani e da due chierici. Il clero era anche preposto alla cura degli oratori della Natività di Maria Vergine del Castello e a quello nella contrada di Prezzate con il titolo di Sant’Alessandro. Nella parrocchia era eretta la scuola della dottrina cristiana per l’istruzione religiosa delle 550 parrocchiani, di cui 345 erano i comunicati (Visita Dolfin 1778-1781).

 

Nel 1861, la chiesa parrocchiale di Ambivere, di nomina popolare, era costituita da 899 parrocchiani. Il clero presente, oltre al parroco e al coadiutore parrocchiale, era composto da altri due cappellani. Esisteva un oratorio dipendente con il titolo di Santa Maria al Castello (GDBg). La parrocchia di Ambivere nel 1916, essendo la parrocchia di Pontida passata alle dirette dipendenze del vescovo, e quindi la sede vicariale passata a Mapello, venne aggregata a quest’ultima nuova circoscrizione (GDBg 1916). La chiesa fu riedificata nuovamente dal 1928 al 1930 e fu consacrata con il titolo di San Zenone vescovo e martire, il 30 agosto dello stesso anno, dal vescovo Marelli (Pagnoni 1992).

Nel 1971, in seguito alla riorganizzazione territoriale diocesana in zone pastorali, fu aggregata alla zona pastorale IX composta dalle parrocchie della vicaria di Ponte San Pietro e Mapello, tranne le parrocchie di Palazzago e Burligo gravitanti sulla Valle Imagna (decreto 28 giugno 1971).

Con l’erezione dei vicariati locali nella diocesi è entrata a far parte del vicariato locale di Mapello- Ponte San Pietro (decreto 27 maggio 1979).

Sono inoltre presenti nel centro abitato alcuni resti di fortificazioni medievali. Il più caratteristico è rappresentato dalla Torre degli Alborghetti, esempio di struttura difensiva tutt’ora in buono stato di conservazione.
L'originaria costruzione risale al XIV secolo, ha subito modifiche note nel secolo XVI, ed è stata demolita nel 1833.
La torre probabilmente apparteneva ad uno più esteso complesso fortificato con la presenza di un fossato ( oggi colmato).
Nel XVI secolo venna inglobata da una villa, quindi cimata e rifatta.
La muratura è costruita in arenarie sugli angolari e spigolo, mentre il resto della muratura e costituito da ciottoli di fiume.  

                                 


Un’opera degna di nota è senza dubbio il Santuario della Madonna del Castello. Situato a nord-est del centro abitato, presenta un’imponente scalinata di oltre 500 gradini.
Il santuario era in origine ( fine de '400) secondo alcuni storici, l'oratorio di un castello eretto nelal prima metà del '300, per altri studiosi invece nacque garzie alle "elemosine" dopo un fatto miracoloso.
Si racconta infatti che  alcuni soldati francesi fossero asserragliati nel castello e rischiassero di morire di sete, ma ecco intervenire la Madonna, che fece zampillare acqua fresca davanti ai loro occhi.
Attualmente nella chiese esiste un pozzo murato, ma non è dato sapere se sia proprio quello del miracolo.

La chiesa fu riedificata a metà del '600 utilizzando parte del materiale del maniero ormai in rovina. Nel 1832 è la data con cui si apre il periodo delle grandi trasformazioni: fu abbattuta la torre medioevale, si elevarono le mura di delimitazione ed il piazzale assunse l'aspetto attuale.
Il santuario ha una sola navata e custodisce alcuni interessanti affreschi: una Madonna con Bambino sullo sfondo di un castello caratterizzato da torri color giallo.

Il territorio comunale offre inoltre la possibilità di praticare mountain bike e scampagnate all’aria aperta, grazie ad itinerari condivisi con i paesi limitrofi, che conducono sul Monte Canto.

Ultimo Aggiornamento

09
Ago/23

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